Claterna
Claterna | |
---|---|
Claterna a settembre 2023 | |
Civiltà | Civiltà romana |
Utilizzo | città |
Epoca | II secolo a.C.-V secolo d.C. |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Comune | Ozzano dell'Emilia (BO) |
Scavi | |
Data scoperta | 1890 |
Date scavi | 1890-in corso |
Amministrazione | |
Ente | Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia e Romagna |
Visitabile | Su richiesta, visite scolastiche |
Sito web | www.archeobo.arti.beniculturali.it/bo_ozzano_emilia/claterna.htm |
Mappa di localizzazione | |
Claterna era una città posta sulla via Emilia, fra le colonie romane di Bologna (Bononia) e Imola (Forum Cornelii). La sua localizzazione è tra la frazione Maggio di Ozzano dell'Emilia ed il torrente Quaderna (affluente dell'Idice), da cui la città prendeva il nome.[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Claterna è sorta probabilmente come tappa nel tragitto fra le due colonie maggiori, come tanti altri centri che costellano la via Emilia, tutti a una distanza pressoché regolare l'uno dall'altro, che corrisponde ad una giornata di marcia delle legioni.
Con l'inizio della colonizzazione romana della Gallia Cisalpina e la costruzione della via Emilia, in parte forse sul tracciato di un antico sentiero pedecollinare,[2] Claterna fu fondata alla confluenza nell'Emilia di un'altra strada romana che attraversava l'Appennino, forse la via Flaminia Minor,[3] che congiungeva la strada emiliana con Arezzo.
L'insediamento, di medie dimensioni per quei tempi, sorse verso l'inizio del II secolo a.C. (le fonti storiche indicano il 183 a.C.).[4] Inizialmente un semplice villaggio, ottenne il rango di municipium nel I secolo a.C., come capoluogo di un territorio compreso fra i torrenti Idice e Sillaro.[1]
Come molte altre città dell'Impero, Claterna cominciò il suo declino durante la crisi del III secolo, colpita dalla crisi economica e politica delle istituzioni Romane e dall'inizio delle incursioni barbariche. La città si impoverì e la popolazione diminuì, fino al definitivo abbandono poco dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, tra il V e VI secolo.[5][6]
È un raro esempio di città scomparsa in Emilia-Romagna.[6]
Gli scavi ed i ritrovamenti
[modifica | modifica wikitesto]Il ritrovamento dei primi reperti (dovuto all'aratura dei campi), diede l'abbrivio a una serie di scavi effettuati fra il 1890 e il 1933.[6] La guida era affidata a Edoardo Brizio, direttore del Museo Civico di Bologna e a Salvatore Aurigemma, commissario della Soprintendenza alle Antichità. Altre ricerche, dirette da Guido Achille Mansuelli, si svolsero nel corso degli anni cinquanta e sessanta.
Questi scavi si limitarono, inizialmente, a piccole esplorazioni della città antica, e misero in luce alcuni tratti stradali, ambienti e parti di case private tipicamente romane (domus) con pavimentazioni a mosaico e cocciopesto. Furono trovati anche edifici di funzione più dubbia (come una struttura absidata, scavata parzialmente nel 1959). Ovviamente, si rinvennero anche grandi quantità di reperti vari (ceramiche, monete, vasi di vetro, ecc.). Negli anni trenta, furono ritrovate alcune pavimentazioni di particolare interesse, le quali sono oggi esposte al Museo Civico Archeologico di Bologna. Da allora le occasioni di scavo furono molto limitate e circoscritte in massima parte alla fine degli anni ottanta; altri interventi di scavo furono più che altro rinvenimenti casuali dovuti alla realizzazione di nuovi impianti Enel, Hera e fibre ottiche.[6]
Dagli anni ottanta un gruppo archeologico organizzato da volontari e appassionati,[7] in collaborazione con archeologi professionisti, ha riavviato campagne di scavo.[8]
Oggi è possibile visitare lo scavo con i pavimenti di una domus detta domus dei mosaici nel settore 12, a sud della via Emilia, e la ricostruzione in archeologia sperimentale di un'abitazione-officina artigiana a nord della strada, nel settore 11, detta domus del fabbro.[9][10][11] I resti degli altri scavi (fra cui il teatro e il foro) sono stati ricoperti in attesa di risolvere il problema (prevalentemente economico) della loro sistemazione definitiva.
Rimane ancora molto da scoprire di questa antica città, sia sulla sua genesi (vi sono anche alcune evidenze di precedenti insediamenti etruschi e celtici) sia come caso di studio particolare, dovuto al fatto che in pochi altri casi in Italia una città è rimasta dimenticata e sepolta quasi intatta sotto i campi.[6]
Il museo
[modifica | modifica wikitesto]Il Museo della città romana di Claterna, al secondo piano del Palazzo della Cultura in Piazza Salvador Allende a Ozzano, è stato inaugurato ufficialmente il 30 marzo 2019.[12][13]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b La città di Claterna, su Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara (SABAP-BO). URL consultato il 12 settembre 2017 (archiviato il 12 settembre 2017).
- ^ R. Susini, "Genesi storica di Claterna", in Culta Bononia, 1970, II
- ^ Secondo un'ipotesi recente, in corso di indagine dal 2016, Claterna potrebbe essere stata fondata all'incrocio tra la via Emilia e la via Flaminia minor. Cfr. Antonio Gottarelli, Per un Parco della via Flaminia minore, su montebibele.eu, 21 gennaio 2019. URL consultato il 18 agosto 2023.
- ^ Fabio Pasi (a cura di), Il fiume Lamone. Aspetti storici, Ravenna, Longo, 2000, p. 29.
- ^ Castelli, chiese e monasteri, su Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità – Emilia Orientale. URL consultato il 4 maggio 2020 (archiviato il 4 maggio 2020).«Durante il periodo medievale il territorio dei gessi bolognesi era caratterizzato da piccoli centri abitati sparsi sui rilievi, in genere fortificati e riuniti intorno a un castello o a una pieve. S. Pietro di Ozzano, ad esempio, uno dei fortilizi a difesa della Via Emilia, ebbe origine dagli abitanti di Claterna che, dopo la distruzione della città nel V secolo, si rifugiarono sulla vicina collina»
- ^ a b c d e CLATERNA (Emilia Romagna), su RomanoImpero. URL consultato il 31 marzo 2024 (archiviato il 25 febbraio 2024).
- ^ Civitas Claterna, su Comune di Ozzano. URL consultato il 12 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2017).
- ^ Carla Conti, Città romana di Claterna, Ozzano (BO), su Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, 30 novembre 2020 (ultima modifica 8 gennaio 2021). URL consultato il 7 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2023).
- ^ Claterna video: ricostruzione grafica 3D della domus del fabbro a Claterna, su YouTube, 17 marzo 2014. URL consultato il 7 settembre 2023.
- ^ Lavori estivi a Claterna: la domus del fabbro, su YouTube, TGR Emilia-Romagna, 6 dicembre 2014. URL consultato il 24 febbraio 2019.
- ^ [alla scoperta di #BolognaMetropolitana] La Città Romana di Claterna, su YouTube, Città Metropolitana di Bologna, 10 marzo 2017. URL consultato il 24 febbraio 2019.
- ^ Comune di Ozzano dell'Emilia, Museo Citta' romana di Claterna, su comune.ozzano.bo.it, 28 marzo 2019. URL consultato il 7 settembre 2023.
- ^ Angela Carusone, Ozzano: inaugurato il Museo Città romana di Claterna, in Bologna Today, 30 marzo 2019. URL consultato il 7 settembre 2023.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Claterna
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (IT, EN) Sito ufficiale, su archeobo.arti.beniculturali.it.
- Museo della Città Romana di Claterna, su sito ufficiale del Museo. URL consultato il 7 settembre 2023.
- Mappa del sito archeologico, su museoclaterna.it. URL consultato il 29 ottobre 2023.