Crocuta crocuta

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Iena ridens)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Iena macchiata
Iena macchiata nel Madikwe Game Reserve in Sudafrica
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineCarnivora
SottordineFeliformia
FamigliaHyaenidae
GenereCrocuta
Kaup, 1828
SpecieC. crocuta
Nomenclatura binomiale
Crocuta crocuta
(Erxleben, 1777)
Areale
Distribuzione geografica

La iena macchiata (Crocuta crocuta, Erxleben, 1777), nota anche come iena maculata, è una iena nativa dell'Africa subsahariana. È classificata dall'IUCN tra le specie a rischio minimo (LC), dato che ha un vastissimo areale e una popolazione stimata tra i 27 000 e i 47 000 esemplari. Nonostante ciò, la specie è in declino nelle zone non protette a causa del bracconaggio e della distruzione del suo habitat.[1]

È la specie di iena vivente dalle dimensioni maggiori. Si distingue dalle altre specie per i tratti vagamente orsini,[2] orecchie arrotondate,[3] criniera poco fitta, pelo macchiato,[3] dentatura a doppio scopo[4] e la presenza di uno pseudo-pene nella femmina.[5] È l'unica specie rimasta del genere Crocuta che durante il Pleistocene contava alcune forme che vivevano in Eurasia, sebbene lo stato tassonomico di tali popolazioni (tra cui le iene delle caverne occidentali ed orientali) sia tuttora dibattuto: certi studiosi le considerano sottospecie di iena macchiata e altri specie a sé stanti.

La iena macchiata è il membro dell'ordine Carnivora più sociale, avendo i gruppi più numerosi e i comportamenti sociali più complessi.[6] La sua organizzazione sociale mostra più somiglianze con quella dei primati cercopitecidi (babbuini e macachi) rispetto agli altri carnivori nel numero di membri, struttura gerarchica e frequenza di incontri sia tra parenti sia tra gli esemplari non imparentati.[7] Il sistema sociale della iena macchiata però è più competitivo che cooperativo: l'accesso al cibo, l'opportunità d'accoppiarsi e il tempo dopo il quale i maschi lasciano il gruppo dipendono dall'abilità di dominare gli altri. Le femmine curano solo i propri cuccioli, e i maschi non mostrano alcun interesse paterno. La società è matriarcale(le femmine sono più grosse dei maschi e sono dominanti)[8]

È il carnivoro di taglia grossa più comune dell'Africa. La sua prevalente attività di cacciatrice deriva sia dall'adattabilità sia dall'opportunismo, ma si nutre anche di carogne, essendo capace di digerire pelle e ossa. In termini funzionali, è il carnivoro che trae il maggior nutrimento possibile da una carcassa.[9] Ha grande flessibilità nei comportamenti venatori e alimentari in confronto ad altri carnivori africani;[10] caccia sia da sola che in gruppo. Durante la caccia le iene macchiate s'infiltrano nelle mandrie allo scopo di selezionare un individuo da attaccare, dopodiché lo inseguono per lunghe distanze e fino a 60 km/h.[6]

La specie ha una reputazione negativa sia nella cultura occidentale sia nel folklore africano. Nella prima viene considerata come una bestia brutta e codarda, nel secondo è vista come una creatura avara, golosa e stupida, ma allo stesso tempo possente e pericolosa. La percezione occidentale della iena trae origine per lo più dalle scritture di Aristotele e Plinio il Vecchio, benché essi non la raffigurassero in termini necessariamente moralistici. Giudizi esplicitamente negativi furono espressi nel Fisiologo, dove venne raffigurata come un'ermafrodita tombarola.[11] Il ramo dell'IUCN dedicato alla preservazione delle iene identifica questi pregiudizi come dannosi alla sopravvivenza della specie.[11][12]

Lo stesso argomento in dettaglio: Corocotta.

In passato si credeva che il nome Crocuta derivasse dal latino crocutus, che indica qualcosa di color zafferano, in riferimento alla pelliccia dell'animale. Fu dimostrato che si trattava di un errore, dato che la grafia è Crocāta e non fu mai usata in quel contesto, da fonti greco-romane. La parola sembra originare dal greco antico Κροκόττας (Krokottas) che, a sua volta, deriva dal sanscrito kroshṭuka - sciacallo dorato.[13]

Cranio

È un animale grande e robusto, con una pelliccia color sabbia, rossiccio o grigio-brunastro, con chiazze nerastre o marroni scure sul dorso, sui fianchi, sul posteriore e sugli arti. Queste macchie possono scolorirsi con l'età. Gli arti anteriori sono più lunghi di quelli posteriori, cosicché il posteriore si inclina fino alla base della coda. Il collo è lungo e robusto e contribuisce ai movimenti laceranti delle mandibole. La testa è grande, rotonda e possente, con un muso breve. Le orecchie, a differenza di quelle delle altre iene, sono rotonde. La pelliccia è corta, ispida e lanosa, composta da un sottopelo lungo 1.5-2 cm e peli di guardia lunghi 3-4 cm.[6] La iena macchiata dispone di una criniera lungo il collo che, diversamente da altre iene, non si estende lungo la schiena.[3] La coda è corta, composta da 24 cm di appendice ossuta e 12 cm di pelo nero folto. Gli esemplari adulti misurano 130 cm di lunghezza e 75 cm di altezza alla spalla. Nel Serengeti i maschi pesano solitamente 45 kg e le femmine 55 kg, mentre si segnalano esemplari che superano i 70 kg nell'Africa meridionale.[6]

Iena macchiata che cammina di profilo

Il cranio della iena macchiata differisce da quella della iena striata per le dimensioni maggiori e la cresta sagittale più sottile. Il cranio è fra i più robusti dell'ordine carnivora.[3] La dentizione è più versatile di quella delle altre iene odierne: comprende i terzi premolari superiori ed inferiori stritolanti, un quarto premolare inferiore conico immobilizzante e carnassiali taglienti situati dietro i premolari. Questo posizionamento permette di frantumare ossa con i premolari senza consumare i carnassiali.[4] La iena macchiata è capace di sviluppare una pressione di morso estremamente elevata, necessario adattamento ad una dieta ossifraga: può infatti esercitare una forza fino a 1 100 lbf, pari a circa 4 900 N.[14]

Le ghiandole odorifere, situate su ambo lati dell'ano, secernono fluidi in una sacca situata tra la coda e l'ano. Durante il marcamento del territorio la sacca viene rovesciata e i fluidi vengono depositati su cespugli o erba in una postura accovacciata.[6] L'odore è molto forte, paragonabile al sapone bollito, percepibile dall'uomo a distanza di parecchi metri se sottovento.[15]

Genitali femminili

[modifica | modifica wikitesto]

I genitali della femmina assomigliano molto a quelli del maschio; il clitoride ha pressoché la stessa forma di un pene ed è capace di erezione. La femmina, inoltre, non possiede un'apertura vaginale in quanto le labbra sono fuse insieme, formando uno pseudo-scroto. Lo pseudo-pene è attraversato da un canale urogenitale centrale, atto ad orinare, accoppiarsi e partorire.[16][17] Lo pseudo-pene si distingue dal pene maschile per la lunghezza inferiore e le ghiandole più rotonde.[5][18][19] Sia maschi che femmine dispongono di spine peniene alla base delle ghiandole.[8][20] La formazione dello pseudo-pene sembra essere indipendente dagli androgeni, poiché appare nel feto femminile prima della differenziazione della ghiandola ovarica ed adrenale.[5] Quando non è eretto, lo pseudo-pene è retratto nell'addome ed è visibile il solo prepuzio. Dopo il primo parto lo pseudo-pene rimane allungato ed allargato.[3]

Lo stesso argomento in dettaglio: Crocuta crocuta spelaea e Crocuta crocuta ultima.
Scheletri montati di C. c. ultima, museo di Daqing
Areale moderno (rosso) e pleistocenico (arancione) del genere Crocuta

Le analisi genetiche dimostrano che gli antenati del genere Crocuta si diversificarono da Hyaena 10 milioni di anni fa, durante il Miocene.[21] Il paleontologo Björn Kurtén teorizzò che l'antenato dell'odierna iena macchiata fosse Crocuta sivalensis, i cui resti sono stati rinvenuti nel Shivalik, risalente al Plio-Pleistocene,[22] ma questo taxon è stato sinonimizzato a Pliocrocuta perrieri.[23]

I reperti fossili puntano a una origine africana per Crocuta crocuta, che successivamente si espanse in Eurasia durante il Pleistocene superiore, per poi restringersi nel continente d'origine. Le sequenze di DNA mitocondriale estratte da esemplari fossili in Cina e le date rinvenute dal metodo del carbonio-14 su fossili in Europa indicano che la colonizzazione eurasiatica avvenne circa 430.000-163.000 anni fa.[24]

Un albero filogenetico basato sul citocromo b delle iene macchiate viventi e fossili puntano all'esistenza di quattro aplogruppi denominati A1/2, B, C, e D, che derivano da una popolazione ancestrale asiatica legata alla steppa eurasiatica che cominciò a frammentarsi nel Pleistocene medio a causa di cambiamenti climatici. Di questi aplotipi, solo A2 e C esistono tuttora, con il primo colonizzando l'Africa settentrionale e il secondo l'Africa meridionale. Il clade più basale, D, rappresentato da C. c. ultima dell'Asia orientale, si diversificò 225.000 anni fa. I clades B/C si diversificarono da A 186.000 anni fa, per poi separarsi in B e C 128.000 anni fa. Clade A si diversificò ulteriormente in A1 e A2 64.000 anni fa. Mentre A1 e B si limitarono all'Eurasia occidentale, A2 e C fecero ritorno in Africa, con gli altri aplogruppi rimasti in Eurasia estinguendosi durante il Pleistocene superiore.[24]


D† (C. c. ultima, Asia orientale)

C (C. c. crocuta, Africa meridionale)

B† (C. c. spelaea, Europa occidentale)

A1† (C. c. spelaea, Eurasia occidentale)

A2 (C. c. crocuta, Africa settentrionale)

Data questa variabilità genetica, è stato proposto di riconoscere alcune sottospecie precedentemente scartate, con i nomi trinomiali C. c. crocuta per le popolazioni occidentali, C. c. capensis per quelle meridionali e, provvisoriamente, C. c. habessynica per quelle orientali, sebbene non dimostrano differenze morfologiche distintive.[25]

È stato teorizzato che gli antenati delle iene macchiate abbiano sviluppato comportamenti sociali per meglio difendere le carcasse da altri predatori. Svilupparono inoltre dei carnassiali taglienti posizionati dietro i premolari stritolanti, così permettendogli di cacciare attivamente invece di aspettare che le prede morissero, come nel caso delle iene striate e brune. Questo coincise con una crescita territoriale della specie, resa necessaria dal fatto che le prede erano spesso migratorie.[4] I calchi digitali endocranici delle iene odierne e fossili rivelano che le presunte sottospecie eurasiatiche di iena macchiata non possedevano lo stesso livello di sviluppo del lobo frontale presente nella iena macchiata moderna. Questo indica che i comportamenti sociali complessi siano un tratto esclusivo delle popolazioni africane odierne.[26]

Ci sono varie ipotesi sul perché le femmine di iena macchiata superino di grandezza i maschi, contrariamente alla maggior parte dei mammiferi. È stato ipotizzato che la dominanza da parte delle femmine sia un adattamento per meglio competere con i maschi sulle carcasse e, questo permette loro di produrre più latte per i cuccioli.[8] Un'altra ipotesi spiega che sia un adattamento alla lunga gravidanza della specie, necessaria per lo sviluppo dei crani e mandibole ingrandite dei cuccioli, così necessitando comportamenti più dominanti da parte delle femmine.[27]

Comportamento

[modifica | modifica wikitesto]

«Non ci volle molto per convincermi che le iene sono seconde solo agli scimpanzé quanto a fascino, perché sono dei pagliacci nati, assolutamente individualiste e vivono in una società ben ordinata ed estremamente complessa.»

Comportamento sociale e territoriale

[modifica | modifica wikitesto]
Tre iene macchiate attorno alla tana

La iena macchiata è il mammifero carnivoro più socievole, disponendo dei gruppi più grandi e del comportamento sociale più complesso. Vivono in branchi territoriali detti "clan", caratterizzati da una rigida gerarchia di dominanza. Le femmine dominano i maschi, e le femmine di rango più basso dominano i maschi di rango più alto. Le femmine normalmente rimangono nel loro clan di nascita, cosicché un grande clan può contenere numerose linee materne, mentre i maschi solitamente lasciano il clan all'età di due anni. La società del clan si basa sul principio della "fissione-fusione", ovvero i membri del clan non stanno sempre uniti, vagando invece e cacciando da soli o in piccoli gruppi, sebbene uniscano le forze per difendere il territorio, il cibo, e la tana.[6]

La società della iena macchiata è stata più volte paragonata a quella dei primati cercopitecidi in relazione al numero di membri, struttura sociale, concorrenza e cooperazione. Come i cercopitecidi, la iena macchiata utilizza molteplici modalità sensorie, riconosce conspecifici individuali, è cosciente dell'affidabilità degli individui, riconosce le relazioni familiari e gerarchiche fra i vari membri del clan, e utilizza questa conoscenza durante il processo decisionale sociale. Inoltre, i ranghi di dominanza nella società del clan non sono collegati con la forza o l'aggressività, ma con la rete di alleati.[7]

La grandezza del territorio è molto variabile: va dal meno di 40 km2 nel cratere del Ngorongoro a più di 1,000 km2 nel Kalahari. Il territorio viene difeso attraverso i vocalizzi, la marcatura territoriale e le pattuglie lungo le frontiere.[6]

Riproduzione e sviluppo

[modifica | modifica wikitesto]
Femmina con cuccioli

La iena macchiata non ha una stagione degli amori fissa, sebbene sia possibile notare un incremento delle nascite durante la stagione delle piogge. Le femmine sono poliestre, con un estro lungo due settimane.[29] Come molti feliformi, la iena macchiata è promiscua, pertanto i membri di ambedue i sessi si accoppiano con molteplici compagni lungo gli anni. L'accoppiamento è breve e si svolge soprattutto di notte[30] ed è complicato: il pene del maschio deve entrare nell'apparato riproduttivo della femmina attraverso lo pseudo-pene di questa, anziché direttamente attraverso la vagina, che è bloccata dallo pseudo-scroto.[17]

La gravidanza solitamente dura 110 giorni.[29] Il parto avviene attraverso lo pseudo-pene, che si strappa per consentire l'uscita del cucciolo. Una cucciolata solitamente contiene due piccoli, sebbene si segnalino cuccioli singoli o gemelli trigemini. I cuccioli nascono con gli occhi aperti e i denti già cresciuti, e si battono immediatamente dopo la nascita per stabilire le gerarchie. Il cucciolo vincitore è quindi avvantaggiato nel poter scegliere le mammelle più abbondanti, e la morte di un fratello permette al vincitore di nutrirsi e crescere senza concorrenza. Poiché la riproduzione non è un privilegio della femmina dominante, tutte le femmine del clan possono produrre cuccioli i quali vengono allevati in una tana comune, che può contenere fino a 30 piccoli di età variabile. Le femmine tendono a nutrire i propri cuccioli, respingendo quelli delle altre femmine. I cuccioli vengono allattati per un periodo prolungato, che può arrivare fino a 14-18 mesi.[6] I piccoli di iena macchiata dimostrano comportamenti adulti molto presto nella vita; i cuccioli sono stati osservati ad annusarsi e marcare la tana a un solo mese di vita. Essi cominciano a perdere il mantello nero e sviluppare la pelliccia macchiata dopo 2-3 mesi, esibendo comportamenti di caccia a otto mesi e unendosi al clan per abbattere le prede dopo un anno.[31]

Comportamenti venatori

[modifica | modifica wikitesto]
Iena macchiata presso una colonia di fenicotteri minori

Sebbene abbia la reputazione di spazzino, molteplici studi dimostrano che la iena macchiata è un predatore attivo che uccide la maggior parte delle prede. Tale malinteso è dovuto al fatto che le iene, essendo principalmente notturne, sono difficili da osservare mentre cacciano.[6]

La iena caccia sia da sola che in gruppo, rintracciando le prede attraverso la vista e l'olfatto. La tecnica di caccia cooperativa più comune, sia per gli ungulati che per prede più insolite come i fenicotteri, è per una iena di caricare i bersagli e costringerli alla fuga, dando così alle altre iene l'opportunità di identificare gli esemplari più vulnerabili. Sebbene la maggior parte delle prede predilette delle iene siano più veloci di loro, spesso mancano di correre alla massima velocità poiché ignare della resistenza delle iene nella corsa, e perciò finiscono per sfinirsi dopo 1.5-5 chilometri. La caccia si conclude quando le iene raggiungono il bersaglio, afferrandolo per gli arti posteriori, i fianchi o la coda, per poi sventrarlo.[8]

Contrariamente ad altri predatori sociali come i licaoni, che dividono la carcassa amichevolmente, le iene macchiate competono fra di loro per consumare il più possibile della carcassa. Una iena macchiata può consumare ⅓ del suo peso corporeo in un solo pasto, e un branco di 20 iene può completamente consumare una zebra adulta in un quarto d'ora.[8]

Iena macchiata che trasporta lo scheletro d'uno gnu

La iena macchiata abita i semi-deserti, le savane, le boscaglie aperte e le foreste montane a 4.000 metri d'altitudine. Si trova solo raramente presso le foreste pluviali e le zone costiere. Nel deserto del Namib la iena si trova presso i fiumi stagionali, il pro-Namib subdesertico e la platea dell'entroterra. In ambienti ideali le popolazioni di iena macchiata superano quelli degli altri grandi carnivori, incluse le altre specie di iene. La iena bruna e quella striata però tendono a prosperare nei deserti meglio della specie macchiata.[6]

La iena macchiata è il membro più carnivoro della sua famiglia, raramente si nutre di frutti o vegetali.[8] Si ciba soprattutto di ungulati, incluse le antilopi di qualsiasi taglia, i bufali neri e altri erbivori come le zebre, i facoceri ed esemplari giovani di giraffa, ippopotamo e rinoceronte. Non è però schizzinosa, e si ciba di qualsiasi animale disponibile incluse molteplici specie di mammifero, uccello, pesce e rettile. Non disdegna neppure le carogne o i rifiuti umani.[6] In contrasto con molti altri mammiferi carnivori, che consumano solo il 60% d'una carcassa, la iena macchiata è una consumatrice molto efficiente essendo capace di stritolare e digerire le ossa più grandi, scartando solo le corna, gli zoccoli e i contenuti dello stomaco. Qualsiasi materia inorganica viene espulsa con le feci, che consistono di una polvere bianca ricoperta di peli.[8][32]

Nemici e concorrenti

[modifica | modifica wikitesto]
Iena macchiata inseguita da una leonessa

Sia le iene macchiate che i leoni si cibano delle stesse prede: con una sovrapposizione alimentare di circa il 58-68%, si trovano così in diretta concorrenza.[33] I leoni tipicamente ignorano le iene tranne quando stanno mangiando o vengono provocati, sebbene in certi luoghi, come il cratere del Ngorongoro, i leoni non esitino a seguire le iene per sottrar loro le prede. In certi casi, le iene possono essere abbastanza audaci da mangiare accanto ai leoni o perfino cercare di allontanarli da una carcassa.[34] Le iene solitamente hanno la meglio sui leoni durante le dispute per le carcasse se li superano di numero in rapporto 4:1 e se non sono presenti leoni maschi adulti.[35] I leoni comunque possono reagire aggressivamente verso le iene anche quando non c'è in gioco il cibo, e la predazione da parte dei leoni contro le iene è una delle principali fonti di mortalità per la specie. Nel parco nazionale d'Etosha, dove i clan sono più piccoli e i leoni superano di numero le iene, la predazione da parte dei leoni può ammontare a 71% della mortalità. Le iene macchiate si sono adattate a questa pressione attraverso comportamenti aggressivi contro i leoni, molestandoli se entrano nei loro territori.[36]

Attaccata da un branco di licaoni.

Le iene macchiate spesso inseguono i licaoni per rubargli le prede, sebbene i licaoni reagiscono aggressivamente e possono avere la meglio sulle iene grazie alla loro abilità di agire in gruppo meglio di quest'ultime.[37] Sebbene i ghepardi e leopardi preferiscono nutrirsi di prede più piccole di quelle predilette dalle iene macchiate, quest'ultime gli rubano le prede se l'opportunità si presenta. I ghepardi solitamente non oppongono resistenza, mentre i leopardi possono reagire aggressivamente.[38] I canidi piccoli, come gli sciacalli della gualdrappa e striati e i lupi africani, talvolta si nutrono delle carcasse accanto alle iene, sebbene vengono allontanati se si avvicinano troppo. Le iene sono state osservate a seguire i lupi e gli sciacalli durante la stagione del parto delle gazzelle, siccome i primi sono più efficaci nel rintracciare i cuccioli di gazzelle neonati.[39]

Comunicazione

[modifica | modifica wikitesto]

Olfattiva e tattile

[modifica | modifica wikitesto]
Cerimonia di saluto
  • Cerimonia di saluto: Solitamente viene iniziata da una iena subordinata a una compagna di rango superiore, preceduta con segni di sottomissione come l'annusarsi la faccia, l'agitazione della coda e l'abbassamento del posteriore. Una volta conclusi i preliminari, le iene si annusano i genitali a vicenda.[8]
  • Marcatura: Le iene macchiate usano le loro ghiandole odorifere per depositare fluidi sugli steli d'erba. Questo comportamento viene accompagnato da vocalizzi e posture aggressive, indicando una funzione territoriale. Nel Ngorongoro, la marcatura viene fatta lungo le frontiere territoriali, mentre nel Kalahari meridionale, dove i territori sono troppo vasti per pattugliare, la marcatura avviene in qualsiasi luogo entro il territorio.[8]
  • Zampettare: La iena macchiata a volte gratta il terreno dopo la defecazione o la marcatura territoriale. Viene fatto dalle iene in presenza di leoni o iene ostili, o dalle femmine che allontanano i maschi.[8]
  • Defecazione sociale: La iena macchiata defeca in latrine situate nelle frontiere territoriali. Urina talvolta mentre riposa, così permeando i fianchi, che vengono annusati dalle altre iene durante gli incontri.[8]
  • Toilettatura: Le madri e i cuccioli spesso si leccano o si rosicchiano la pelliccia, ma gli adulti raramente lo fanno tra di loro.[8]
Grido
Risata
Grugnito

La iena macchiata è uno degli animali africani più rumorosi, con almeno 11 versi diversi. Similmente al leone, la iena macchiata utilizza richiami di distanza per stabilire e mantenere distanza, e una varietà di altri segnali vocali per la comunicazione ravvicinata.[8]

  • Grido (ingl. whoop): Richiamo caratteristico a lunga distanza, ripetuto fino a 15 volte e udibile a fino 5 chilometri, solitamente vocalizzato in cammino con la testa abbassata e la bocca aperta.[8]
  • Grido veloce (ingl. fast whoop): Simile al primo, ma accelerato e più acuto, solitamente emesso durante uno scontro con leoni o altre iene.[8]
  • Muggito (ingl. low): Suono baritonale solitamente emesso durante l'attesa per una carcassa, indicando impazienza o intenzioni aggressive.[8]
  • Risata (ingl. giggle): Suono acuto che indica ansia o paura.[8]
  • Urlo (ingl. yell): Il suono più forte. Comincia come uno strillo per poi tramutarsi in ruggito, emesso da iene che si difendono.[8]
  • Ringhio (ingl. growl): Rombo baritonale e vibrante emesso mentre si trova in posizione accovacciata, indicando l'intenzione di mordere.[8]
  • Ringhio sferragliante (ingl. rattling-growl): Grugnito pacato di allarme o di minaccia, emesso da iene sorprese. Una variante più forte viene vocalizzata negli incontri con i leoni o altre iene.[8]
  • Grugnito (ingl. grunt): Ringhio baritonale a bocca chiusa, emesso come minaccia.[8]
  • Gemito 1 (ingl. groan): Simile al grugnito, ma più acuto, emesso durante le interazioni amichevoli.[8]
  • Gemito 2 (ingl. whine): Gemito acuto emesso dai cuccioli durante lo svezzamento.[8]
  • Squillo (ingl. soft squeal): Suono acuto e pacato per indicare sottomissione.[8]

La iena macchiata era storicamente comune nell'Africa subsahariana, sebbene oggi il suo areale sia frammentato in molteplici zone, soprattutto nell'Africa occidentale, dove le sue popolazioni si concentrano in aree protette e i loro dintorni. Una distribuzione continua ingloba gran parte d'Etiopia, Kenya, Tanzania, Botswana, Namibia e le zone lowveld del Transvaal di Sudafrica.[40]

La tabella è basata, se non altrimenti indicato, sul piano d'azione per la conservazione delle iene pubblicato nel 1998 dal ramo dell'IUCN dedicato alla preservazione delle iene:

Relazioni con l'uomo

[modifica | modifica wikitesto]

Come molti mammiferi carnivori, la iena macchiata è tipicamente timida alla presenza degli umani, ma può mostrare comportamenti audaci durante la notte.[43] La iena macchiata può talvolta cibarsi dell'uomo, e molte tribù africane tradizionalmente lasciano i loro defunti nella savana cosicché le iene li consumino. È stata inoltre segnalata ad attaccare umani viventi. Il caso meglio documentato accadde presso Mulanje, Malawi negli anni cinquanta, in cui 27 persone furono uccise lungo un periodo di cinque anni; la maggior parte delle vittime furono bambini che dormivano fuori di notte.[44] Le aggressioni generalmente succedono di sera o di notte contro persone isolate, che vengono attaccate soprattutto alla faccia.[45]

La specie può anche minacciare capi di bestiame, tra cui bovini, pecore e capre: queste sono le specie più attaccate. Le segnalazioni di predazione da parte delle iene spesso però non vengono provate e le iene osservate a nutrirsi di capi morti di cause naturali possono essere incolpate dell'uccisione. Il numero di attacchi in una data zona può dipendere dalla disponibilità di prede selvatiche e di altre fonti di cibo organico, come l'immondizia umana. I casi di predazione tendono a essere bassi in aree dove il bestiame viene confinato entro recinti di rovi e dove ci sono cani da guardia. Uno studio svolto nel Kenya settentrionale rivelò infatti che il 90% dei casi di predazione da parte delle iene avvenne in zone dove non venivano utilizzati i recinti di rovi.[6]

Nella cultura

[modifica | modifica wikitesto]
Iena macchiata nutrita in Harar, Etiopia

In Africa, la iena macchiata viene solitamente rappresentata come un animale anormale ed ambivalente, considerata astuta, brutale e pericolosa. Viene anche considerata una personificazione della forza fisica, l'eccesso, la bruttezza, la stupidità e la sacralità. La specie varia nelle sue rappresentazioni folkloristiche e mitologiche, in base al gruppo etnico da cui hanno origine. È spesso difficile determinare se le iene nei racconti tradizionali siano specificamente la iena macchiata, particolarmente nell'Africa occidentale, dove questa ha spesso lo stesso nome della iena striata. In tali storie, la iena è simbolo dell'immoralità, l'inversione delle convenzioni e altri tratti negativi.[46]

La iena macchiata è collegata con l'origine della morte in certi racconti dell'Africa orientale, in particolare quelli dei gogo e dei meru. I primi raccontano che la iena impedisca all'umanità di ottenere l'immortalità per così continuare a nutrirsi di cadaveri, mentre gli ultimi narrano di come la iena impedisca alla talpa di informare l'umanità del segreto della vita eterna. La mitologia dei madi e degli nuer collegano la iena macchiata alla separazione tra la terra e il cielo; secondo i loro racconti, l'umanità manteneva contatto con il creatore attraverso una corda di cuoio che legava il mondo terreno col paradiso, che la iena affamata successivamente spezzò a morsi.[47]

La specie svolge un ruolo importante nei rituali di certe culture. Nello spettacolo Gẹlẹdẹ degli Yoruba, una maschera di iena viene indossata all'alba per segnare la fine della cerimonia èfè: siccome la iena finisce gli scarti degli altri carnivori, questo rappresenta la conclusione di ogni cosa. Nella setta di Korè fra i bambara di Mali, la iena viene considerata una personificazione dell'ambivalenza sessuale, e una maschera di iena viene indossata dai neofiti per trasformarli in esseri morali completi, integrando i loro principi maschili col femminile.[46]

Nell'Occidente

[modifica | modifica wikitesto]
Iena necrofaga rappresentata nel Bestiario di Aberdeen

Le idee popolari sulla specie hanno origine da Historia animalium di Aristotele, che lo descrisse come un animale codardo, necrofago e potenzialmente pericoloso. Descrisse inoltre come potesse imitare il suono di conati umani per attirare i cani. In De Generatione Animalium, Aristotele criticò la credenza diffusa che la specie fosse ermafrodita, sebbene le sue descrizioni sono più affini alla iena striata, che non dimostra i genitali anomali della macchiata. La rappresentazione della iena macchiata aristotelica fu elaborata da Plinio il Vecchio, con l'aggiunta del dettaglio che potesse imitare le voci umane.[11]

L'idea che la iena macchiata fosse ermafrodita fu rivitalizzata nel Fisiologo, il cui autore la descrive come un animale con "due nature, cioè ora è maschio ora è femmina, perciò è un animale immondo". Lo paragona inoltre, spregiativamente, ai figli di Israele che si abbandonarono all'idolatria e all'edonismo. Gli autori dei bestiari medievali seguirono l'esempio del Fisiologo, ma con più enfasi sulle abitudini necrofaghe dell'animale. I bestiari, quasi invariabilmente, contengono illustrazioni basate sulle descrizioni di Aristotele e di Plinio, che mostrano la iena nutrirsi di cadaveri. Le creature rappresentate, però, non mostrano né macchie né altri segni sulla pelliccia, così rendendo improbabile che gli artisti ne avessero mai visto un esemplare dal vivo.[11]

Nel quindicesimo e sedicesimo secolo, i viaggiatori in Africa fornirono ulteriori descrizioni della specie. Leone l'Africano ripeté alcune vecchie dicerie sulle iene, ma aggiungendo che disponevano di arti posteriori simili a quelli umani. Nel 1551, Conrad Gessner rifiutò l'idea dell'ermafroditismo nelle iene, e teorizzò che ebbe origine da confusione con un pesce androgeno con lo stesso nome. Thomas Browne argomentò contro l'ermafroditismo delle iene, dichiarando che tale tratto sarebbe contrario alla "legge del coito".[11]

Gli scienziati del diciottesimo e diciannovesimo secolo scartarono definitivamente le storie d'ermafroditismo e riconobbero le differenze tra la iena macchiata e striata. Continuarono però a concentrarsi sulle abitudini necrofaghe della specie, la sua capacità di dissacrare le tombe e la sua presunta codardia. Nel ventesimo secolo, gli stereotipi africani ed occidentali della iena macchiata conversero nella cultura popolare; nelle Verdi colline d'Africa di Ernest Hemingway e nel lungometraggio Disney Il re leone, le caratteristiche di ghiottoneria e stupidità comica comune nelle rappresentazioni africane vennero aggiunte ai tratti di bruttezza e codardia popolari nelle rappresentazioni occidentali.[11]

Dopo la distribuzione de Il re leone, i biologi delle iene protestarono contro la rappresentazione dell'animale: un ricercatore citò in giudizio gli studi Disney per diffamazione,[48] e un altro - che aveva organizzato la visita degli animatori presso la Field Station per la ricerca comportamentale dell'Università della California, dove avrebbero osservato e disegnato iene in cattività[11] - considerò il boicottaggio de Il re leone come un modo per aiutare a preservare le iene in natura.[49] Oltre perpetuare i vecchi stereotipi della specie, certi critici incolparono il film d'aver modellato le iene a immagini stereotipate razziste degli afroamericani e dei latinoamericani, e di averle paragonate a nazisti, mostrandole marciando a passo dell'oca in una scena chiaramente basata su Il trionfo della volontà.[50] Nella serie spin-off, The Lion Guard, la consulente scientifica per la serie decise di introdurre un personaggio iena eroico per dimostrare che non tutte le iene sono cattive e che anch'esse svolgono un ruolo importante nell'ecosistema.[51]

  1. ^ a b (EN) Crocuta crocuta, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ R. Estes, The safari companion: a guide to watching African mammals, including hoofed mammals, carnivores, and primates, Chelsea Green Publishing, 1999, p. 290, ISBN 1603581855
  3. ^ a b c d e D. Rosevear, The carnivores of West Africa, London : Trustees of the British Museum (Natural History), 1974, pp. 353-372, ISBN 0-565-00723-8
  4. ^ a b c D. Macdonald, The Velvet Claw: A Natural History of the Carnivores, New York: Parkwest, 1992, pp. 119–144, ISBN 0-563-20844-9
  5. ^ a b c S. E. Glickman, Mammalian sexual differentiation: lessons from the spotted hyena (PDF), in Trends in Endocrinology and Metabolism, vol. 17, n. 9, 2006, pp. 349-56, DOI:10.1016/j.tem.2006.09.005.
  6. ^ a b c d e f g h i j k l H. Hoffer, "Spotted hyaena Crocuta crocuta (Erxleben, 1777)", pp. 29-38 in G. Mills e H. Hofer (a cura di), Hyaenas: status survey and conservation action plan, IUCN/SSC Hyena Specialist Group, 1998, ISBN 978-2-8317-0442-5.
  7. ^ a b K. E. Holekamp, S. T. Sakai e Barbara L. Lundrigan, Social intelligence in the spotted hyena (Crocuta crocuta), in Philosophical Transactions of the Royal Society of London B., vol. 362, n. 1480, 2007, pp. 523–538, DOI:10.1098/rspb.2009.0268, PMC 2346515, PMID 10.1098/rstb.2006.1993.
  8. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x R. Estes, The behavior guide to African mammals: including hoofed mammals, carnivores, primates, University of California Press, 1992, pp. 336-344, ISBN 978-0-520-08085-0
  9. ^ Jonathan Kingdon, East African mammals: an atlas of evolution in Africa, Volume 3, Part 1, University of Chicago Press, 1988, p. 262
  10. ^ Jonathan Kingdon, East African mammals: an atlas of evolution in Africa, Volume 3, Part 1, University of Chicago Press, 1988, p. 264
  11. ^ a b c d e f g S. Glickman, The Spotted Hyena from Aristotle to the Lion King: Reputation is Everything – In the Company of Animals, in Social Research, vol. 62, n. 3, 1995, pp. 501-538.
  12. ^ A. H. Shoemaker, "Hyaenas in captivity and captive breeding: aims and objectives", pp. 92-95 in G. Mills e H. Hofer (a cura di), Hyaenas: status survey and conservation action plan, IUCN/SSC Hyena Specialist Group, 1998, ISBN 978-2-8317-0442-5.
  13. ^ Holger Funk, Hyaena: On the Naming and Localisation of an Enigmatic Animal, GRIN Verlag, 2010, pp. 52-54, ISBN 978-3-640-69784-7
  14. ^ https://www.sciencefocus.com/nature/top-10-which-animals-have-the-strongest-bite/&ved=2ahUKEwjD1pqUteLuAhWOmBQKHZ5SCZ4QFjABegQIBxAB&usg=AOvVaw11Fx0bhoLlrJd8h6Ht01dd
  15. ^ Kruuk, p. 222.
  16. ^ Kruuk, p. 210.
  17. ^ a b M. Szykman, R. C. Van Horn, A.L. Engh, E. E. Boydston e K. E. Holekamp, Courtship and mating in free-living spotted hyenas (PDF), in Behaviour, vol. 144, n. 7, 2007, pp. 815–846, DOI:10.1163/156853907781476418. URL consultato il 17 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2012).
  18. ^ G. R. Cunha, Urogenital system of the spotted hyena (Crocuta crocuta Erxleben): a functional histological study (PDF), in Journal of Morphology, vol. 256, n. 2, 2003, pp. 205–218, DOI:10.1002/jmor.10085.
  19. ^ G. R. Cunha, The ontogeny of the urogenital system of the spotted hyena (Crocuta crocuta Erxleben) (PDF), in Biology of reproduction, vol. 73, n. 3, 2005, pp. 554–564, DOI:10.1095/biolreprod.105.041129.
  20. ^ C. M. Drea, Androgens and masculinization of genitalia in the spotted hyaena (PDF), in J. Reprod. Fertil, vol. 113, 1998, pp. 117–127.
  21. ^ N. Rohland, J. L. Pollack, D. Nagel, C. Beauval, J. Airvaux, S. Paabo e M. Hofreiter, The population history of extant and extinct hyenas, in Mol. Biol. Evol., vol. 22, n. 12, 2005, pp. 2435–2443, DOI:10.1093/molbev/msi244.
  22. ^ B. Kurtén, Pleistocene mammals of Europe, Weidenfeld and Nicolson, 1968, pp. 69–72
  23. ^ L. Werdelin e M. E. Lewis, The Taxonomic Identity of the Type Specimen of Crocuta sivalensis (Falconer, 1867), in Journal of Vertebrate Paleontology, vol. 32, n. 6, 2012, pp. 1453-1456, DOI:10.1080/039.032.0607.
  24. ^ a b G. L. Sheng, J. Soubrier, J. Y. Liu, L. Wederlin, B. Llamas, V. A. Thomson, J. Tuke, L. J. Wu, X. D. Hou, Q. J. Chen, X. L. Lai e A. Cooper, Pleistocene Chinese cave hyenas and the recent Eurasian history of the spotted hyena, Crocuta crocuta, in Molecular Ecology, vol. 23, n. 3, 2014, pp. 522–533, DOI:10.1111/mec.12576, PMID 24320717.
  25. ^ J. Kingdon et al., Mammals of Africa, volume V, A&C Black, 2013, p. 273, ISBN 9781408122556
  26. ^ Vinuesa, pp. 217-218.
  27. ^ Heather E. Watts, Jamie B. Tanner, Barbara L. Lundrigan e Kay E. Holekamp, Post-weaning maternal effects and the evolution of female dominance in the spotted hyena, in Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, vol. 276, n. 1665, 2009, pp. 2291–2298, DOI:10.1098/rspb.2009.0268, PMC 2677617, PMID 19324728.
  28. ^ Hugo e Jane van Lawick-Goodall, Assassini innocenti, traduzione di Sergio Frugis, Rizzoli, 1973, p. 28
  29. ^ a b Kruuk, pp. 27-31.
  30. ^ Kruuk, pp. 230–233.
  31. ^ Kruuk, pp. 248–249.
  32. ^ Kruuk, pp. 107–108.
  33. ^ M. W. Hayward, Prey preferences of the spotted hyaena (Crocuta crocuta) and degree of dietary overlap with the lion (Panthera leo), in Journal of Zoology, vol. 270, n. 4, 2006, pp. 606–614, DOI:10.1111/j.1469-7998.2006.00183.x.
  34. ^ Kruuk, pp. 128–137.
  35. ^ S. Cooper, Optimal hunting group size: the need for lions to defend their kills against loss to spotted hyaenas, in African Journal of Ecology, vol. 29, n. 2, 1991, pp. 130–136, DOI:10.1111/j.1365-2028.1991.tb00993.x.
  36. ^ M. Trinkel e G. Katsberger, Competitive interactions between spotted hyenas and lions in the Etosha National Park, Namibia, in African Journal of Ecology, vol. 43, n. 3, 2005, pp. 220–224, DOI:10.1111/j.1365-2028.2005.00574.x.
  37. ^ Kruuk, pp. 139–141.
  38. ^ Kruuk, pp. 138–139.
  39. ^ Kruuk, pp. 141–143.
  40. ^ G. Mills e H. Hofer, "Worldwide Distribution of Hyaenas", pp. 39-63 in G. Mills e H. Hofer (a cura di), Hyaenas: status survey and conservation action plan, IUCN/SSC Hyena Specialist Group, 1998, ISBN 978-2-8317-0442-5.
  41. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al am an ao ap aq ar as at au av aw ax ay az ba bb bc bd be bf bg bh bi bj bk bl bm bn bo bp bq br bs bt bu bv bw bx by bz ca cb cc cd ce cf cg ch ci cj ck cl cm cn co cp cq cr cs ct cu cv cw cx cy G. Mills e H. Hofer, "Population Size, Threats and Conservation Status of Hyaenas", pp. 64-79 in G. Mills e H. Hofer (a cura di), Hyaenas: status survey and conservation action plan, IUCN/SSC Hyena Specialist Group, 1998, ISBN 978-2-8317-0442-5.
  42. ^ Samual Williams, Kathryn Williams, Christoffel Joubert e Russell Hill, The impact of land reform on the status of large carnivores in Zimbabwe, in PeerJ, vol. 4, 14 gennaio 2016, p. e1537, DOI:10.7717/peerj.1537, PMC 4728035, PMID 26819838.
  43. ^ Kruuk, pp. 144-145.
  44. ^ G. Mills, "Hyaenas Living Close to People: Predator Control, Attacks on People and Translocations", pp. 84-87 in G. Mills e H. Hofer (a cura di), Hyaenas: status survey and conservation action plan, IUCN/SSC Hyena Specialist Group, 1998, ISBN 978-2-8317-0442-5.
  45. ^ M. J. Fell, Y. Ayalew, F. C. McClenaghan e M. McGurk, Facial injuries following hyena attack in rural eastern Ethiopia, in International Journal of Oral and Maxillofacial Surgery, vol. 43, n. 12, 2014, pp. 1459-64, DOI:10.1016/j.ijom.2014.07.006, PMID 25132572.
  46. ^ a b Jürgen W. Frembgen, The Magicality of the Hyena: Beliefs and Practices in West and South Asia, in Asian Folklore Studies, vol. 57, n. 2, 1998, pp. 331–344, DOI:10.2307/1178757, JSTOR 1178757. URL consultato il 27 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2016).
  47. ^ P. A. Lynch, African mythology A to Z, Infobase Publishing, 2004, pp. 47-48, ISBN 0-8160-4892-4
  48. ^ J. Mcpherson, "The good, the bad and the hyena", BBC Wildlife, estate 2008
  49. ^ L. Frank, "Girl Power", African Geographic, 22-30, maggio 2006
  50. ^ M. Brottman, Hyena, Reaktion Books, 2013, pp. 108-110, ISBN 1861899416
  51. ^ Blair Otterson, Maia Mitchell Is a Friendly Hyena in New ‘Lion Guard’ Clip, su The Wrap, 13 gennaio 2016.
  • (EN) H. Kruuk, The Spotted Hyena: A Study of Predation and Social Behaviour, University of California Press, 1972, ISBN 978-0-226-45508-2.
  • (EN) G. Mills e H. Hofer, Hyaenas: status survey and conservation action plan (PDF), IUCN/SSC Hyena Specialist Group, 1998, ISBN 978-2-8317-0442-5.
  • (EN) V. Vinuesa, Bone-cracking hyenas (Carnivora, Hyaenidae) from the European Neogene and Quaternary: taxonomy, paleobiology and evolution, Universitat Autònoma de Barcelona, 2018.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàThesaurus BNCF 10676 · LCCN (ENsh85126973 · GND (DE4267568-6 · J9U (ENHE987007529687405171