Martino de Leyva
Martino de Leyva | |
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Conte di Monza | |
In carica | 1570 – 1600 |
Predecessore | Luigi I de Leyva |
Successore | Marianna de Leyva
Luigi II de Leyva Antonio II de Leyva Gerolamo II de Leyva |
Nome completo | Martino de Leyva y de la Cueva y Cabrera |
Nascita | Milano, 1549 |
Morte | Valencia, 1600 |
Dinastia | De Leyva |
Padre | Luis de Leyva |
Madre | Marianna de la Cueva y Cabrera |
Coniugi | Virginia Marino Anna Viquez de Moncada |
Figli | Marianna de Leyva
Luigi de Leyva Antonio de Leyva Gerolamo de Leyva Adriana de Leyva |
Religione | cattolicesimo |
Don Martino de Leyva y de la Cueva-Cabrera (Milano, 1549 – Valencia, 1600) è stato un nobile e militare spagnolo.
Fu Conte di Monza dal 1570 al 1600.
Fu padre di Marianna de Leyva, figura storica su cui Alessandro Manzoni basò il personaggio della Monaca di Monza ne I Promessi Sposi. Per tale motivo la figura del padre della Monaca di Monza nel medesimo romanzo è ispirata alla sua.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Giovinezza e carriera militare
[modifica | modifica wikitesto]Nato a Milano il 1549[1], fu secondogenito del conte di Monza Luis de Leyva e di Marianna de la Cueva y Cabrera. Da parte di padre fu nipote di don Antonio de Leyva, primo governatore spagnolo del ducato di Milano durante la dominazione spagnola avviata sotto il dominio dell'imperatore Carlo V d'Asburgo.[2]
Come figlio cadetto, ereditò il titolo di Conte di Monza e dedicò la sua vita alla carriera militare. Egli, infatti, si arruolò nella Real Armada di Spagna[3], con la quale combatté contro i Moriscos a Granada nel 1568 e prese parte alla battaglia di Lepanto nel 1571[4], dove fu ferito.[3] Fu presente anche nell'impresa de La Goletta nel 1574. Fu cavaliere dell'Ordine di Santiago e comandante di una compagnia di lance nello Stato di Milano.[4]
Il matrimonio con Virginia Marino
[modifica | modifica wikitesto]A Genova, dove si era recato per motivi legati alle sue attività lavorative, conobbe Virginia Marino, figlia di Tommaso Marino, duca di Terranova, e vedova di Ercole Pio di Savoia, da cui aveva avuto il figlio Marco Pio di Savoia, signore di Sassuolo, che nel 1587 sposerà Clelia Farnese, figlia naturale del cardinale Alessandro Farnese.[5]
Tommaso Marino era morto nel 1572, anno in cui era venuto a mancare anche Ercole Pio di Savoia. Per questa ragione Virginia Marino, nel momento in cui incontrò Martino de Leyva, si trovava erede di ingenti fortune, che attirarono il nobile spagnolo.[6]
Gli accordi matrimoniali intercorsi tra le due famiglie stabilirono che la Marino portasse una dote di 50.000 scudi. Questa elevata somma di denaro diede la possibilità a Martino de Leyva di poter aspirare a cariche più prestigiose.[6] Le nozze si celebrarono a Milano, il 22 dicembre 1574, secondo uno sfarzoso cerimoniale spagnolo. La Marino lasciò i figli del precedente matrimonio a Sassuolo, affidandoli alle cure dei parenti della famiglia Pio di Savoia[7]. La coppia di novelli sposi andò a vivere a palazzo Marino a Milano, immobile ereditato da Virginia Marino e compreso nella dote matrimoniale (assieme ai fondi delle cascine "Mirabello" e dei "Pomi" di Monza).[5][6] Pochi mesi dopo il matrimonio, Virginia Marino restò incinta e tra il novembre e il dicembre 1575 diede alla luce la prima - e unica - figlia della coppia, Marianna de Leyva. La contessa de Leyva diventerà celebre poiché le sue vicende personali furono d'ispirazione ad Alessandro Manzoni per la figura di Gertrude, la Monaca di Monza, personaggio del romanzo ottocentesco I Promessi Sposi.[3] Tuttavia, poco più di un anno dopo la nascita di Marianna, nel 1571, Virginia Marino morì prematuramente a causa dell'epidemia di peste che si abbatté su Milano.[4] Alla morte della moglie, Martino de Leyva affidò la figlia Marianna alla zia materna Clara Torniello e successivamente alla zia paterna Marianna Stampa.[4]
De Leyva partì poi nelle Fiandre in occasione della rivolta dei Paesi Bassi, dove rimase fino al 1580 a servire corona di Spagna, sotto il comando di don Giovanni d'Austria.[4]
L'eredità della moglie, il secondo matrimonio e la monacazione di Marianna
[modifica | modifica wikitesto]Prima di morire, Virginia Marino fece un testamento nel quale lasciò eredi universali Marianna e Marco Pio di Savoia, il maggiore dei cinque figli nati dal suo primo matrimonio. A Marianna sarebbe dovuta spettare la proprietà di palazzo Marino e metà del patrimonio.[6] Tuttavia, il testamento venne impugnato dalle sorelle di Marco Pio di Savoia, che chiesero un inventario dei beni. Da questo momento si avvicenderanno numerose controversie legali con il fine di privare la De Leyva dell'eredità materna.[6] Questo portò ad una lunga causa, che terminò nell'agosto del 1580, con un accordo stipulato da Martin de Leyva e da Enea Pio di Savoia, tutore di Marco Pio di Savoia. Con questo patto l'eredità di Virginia Marino veniva attribuita per cinque parti alla figlia Marianna e per sette parti ai Pio di Savoia. Questo accordo fu alimentato anche dall'esigenza di chiudere una controversia che rischiava di far crollare le non più floride finanze della famiglia.
Per giunta, la volontà di Martino de Leyva era quella di ritornare al servizio del sovrano di Spagna, poiché questo rimaneva il mezzo principale per sostentare le sorti del lignaggio.
De Leyva servì la corona Spagnola nella conquista del Portogallo durante la guerra di successione portoghese. Nel 1586, questi servigi gli valsero la grazia di Filippo II, che impose alla Camera di Milano di versare in dote a Marianna de Leyva 7000 ducati dall'eredità della madre, non appena la giovane avesse raggiunto l'età adatta per contrarre matrimonio. Questa concessione regia lascia pensare che per Martino, perlomeno sino a quel momento, l'intenzione riguardante il futuro di Marianna era quella di farla maritare appena fosse stato consono.[4]
Nel dicembre 1587, il de Leyva ebbe la nomina a maestro di campo della cavalleria leggera del Regno di Napoli, cui seguì nell'anno successivo quella a membro del Consiglio collaterale del Regno di Napoli.[4]
Nel 1588 don Martino de Leyva intraprese un viaggio in Spagna, nel corso del quale, a Valencia, conobbe Anna Viquez de Moncada, sorella di Ferdinando Moncada e figlia di Gerolamo Viquez Mauriques, barone di Laurin. I due si sposarono e, dopo le nozze, Martino iniziò a risiedere stabilmente a Valencia.[8] Da questa unione nasceranno tre figli maschi e una femmina: Luigi, Antonio, Gerolamo e Adriana.
I favori concessi dalla famiglia Moncada aiutarono Martino de Leyva a rafforzare i suoi legami con il Regno di Napoli.[4]
Il nobiluomo si trovò a far fronte a diverse spese, per sostenere il suo status e la sua nuova famiglia. Decise quindi di avviare la figlia Marianna alla vita consacrata, in modo tale da ricavare una somma considerevole dalla dote che la giovane aveva ereditato dalla defunta madre.[6]
Don Martino, che dopo il suo trasferimento in Spagna aveva lasciato la figlia di primo letto in custodia alla zia di questa, la principessa d'Ascoli, non attese neanche che Marianna avesse l'età richiesta per la consacrazione e le fece pronunciare i voti per diventare benedettina umiliata.[9]
Il 15 marzo 1589, attraverso un atto notarile, Martino de Leyva stabilì una dote spirituale di 6000 lire imperiali per la figlia in occasione del suo ingresso nel monastero benedettino di clausura di Santa Margherita di Monza. La dote venne depositata all'amministratore e procuratore dei Leyva a Monza, Giuseppe Limiato. Con quell'atto il de Leyva si impegnò a versare la somma sopracitata nelle casse del monastero appena la figlia Marianna avesse ufficializzato i voti. A questo si aggiungeva l'onere del pagamento di 212 lire e mezza all'anno fino alla professione e alla consegna della dote, più altre 300 lire all'anno come vitalizio per la fanciulla. Marianna de Leyva, che prese il nome consacrato di Virginia Maria, pronunciò i voti monacali il 12 settembre 1591, presso il monastero di Santa Margherita a Monza. Tuttavia, Martino de Leyva, con l'intervento del Limiato, chiese e riuscì ad ottenere una proroga di due anni per il versamento della dote spirituale, che peraltro non versò mai.[4][6] Nonostante la monacazione, è certo che, in seguito alla morte del padre, Marianna de Leyva, esercitò i poteri signorili sul feudo di Monza, assieme ai suoi fratelli, come testimoniato da documenti autografi.[4]
Martino de Leyva continuò ad amministrare i suoi possedimenti e i propri affari, restando legato alla corona spagnola e al Regno di Napoli. Morì a Valencia nel 1600, lasciando in eredità ai figli il contado di Monza.[4]
Ascendenza
[modifica | modifica wikitesto]Genitori | Nonni | Bisnonni | ||||||||
Antonio de Leyva | Juan Martinez de Leyva | |||||||||
Constanza de Mendoza y Guzman | ||||||||||
Luis de Leyva | ||||||||||
Castellana Fabra | … | |||||||||
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Martino de Leyva y de la Cueva-Cabrera | ||||||||||
Fernando I conte di Chinchòn | … | |||||||||
… | ||||||||||
Marianna de la Cueva y Cabrera | ||||||||||
Teresa de La Cueva | … | |||||||||
… | ||||||||||
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La vera storia della Monaca di Monza, su storiadimilano.it.
- ^ Francesco Bellati, Serie de' Governatori di Milano dall'anno 1535 al 1776, Milano, Giuseppe Richino Malatesta, 1776.
- ^ a b c M. Mazzucchelli, La Monaca di Monza, Suor Virginia Maria de Leyva, Milano, Dall'Oglio, 1961.
- ^ a b c d e f g h i j k Massimo Carlo Giannini, LEYVA, Virginia Maria de, su Dizionario Biografico degli Italiani.
- ^ a b Roberto Gervaso, La Monaca di Monza, Venere in Convento, Milano, Bompiani, 1984.
- ^ a b c d e f g Lucia Lopriore, Una donna protagonista del suo tempo- Marianna de Leyva (PDF), su sardimpex.com.
- ^ Paolo Colussi, La Vera storia della Monaca di Monza, su storiadimilano.it.
- ^ Fiamma Lussana, Rivolta e misticismo nei chiostri femminili del Seicento, in Studi Storici, n. 1, pp. 243-260.
- ^ (FR) Philarete Chasles, Virginie de Leyva, ou Intérieur d’un couvent de femmes en Italie au commencement du dix-septièmesiècle, Parigi, Poulet-Malassis et De Broise Éditeurs, 1861.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Mario Mazzucchelli, La monaca di Monza, Milano, dall'Oglio editore, 1962.
- Roberto Gervaso, La Monaca di Monza- Venere in convento, Milano, Bompiani, 1984.
- Giuseppe Farinelli e Ermanno Paccagnini (a cura di), Vita e processo di Suor Virginia Maria de Leyva monaca di Monza, Milano, Garzanti, 1985.
- (FR) Philarete Chasles, Virginie de Leyva, ou Intérieur d’un couvent de femmes en Italie au commencement du dix-septièmesiècle, Parigi, Poulet-Malassis et De Broise Éditeurs, 1861.
- Fiamma Lussana, Rivolta e misticismo nei chiostri femminili del Seicento, in Studi Storici, n. 1, Fondazione Istituto Gramsci, Marzo 1987, pp. 243-260.
- Giuseppe Ripamonti, Historia Ecclesiae mediolanensis, Milano, 1625.
- Francesco Bellati, Serie de' Governatori di Milano dall'anno 1535 al 1776, Milano, Giuseppe Richino Malatesta, 1776.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Martino de Leyva
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Massimo Carlo Giannini, Leyva, Virginia Maria, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol.65, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005.
- La vera storia della Monaca di Monza, di Paolo Colussi.
- Una donna protagonista del suo tempo - Marianna de Leyva, di Lucia Lopriore, su sardimpex.com.