Nuri Killigil

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Nuri Killigil
NascitaBitola, 1889
MorteIstanbul, Turchia, 2 marzo 1949
ReligioneMusulmana sunnita
Dati militari
Paese servitoImpero ottomano (bandiera) Impero ottomano
Forza armataEsercito ottomano
Anni di servizio1911 - 1919
GradoFerik
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
CampagneCampagna del Caucaso
BattaglieBattaglia di Baku
Battaglia di Goychay
Battaglia di Binagadi
Battaglia di Karamaryan
Battaglia di Aghsu
Comandante diComando dei gruppi africani
Esercito islamico del Caucaso
voci di militari presenti su Wikipedia

Nuri Killigil, noto anche come Nuri Pascià, (Bitola, 1889Istanbul, 2 marzo 1949) è stato un generale ottomano.

Era il fratellastro del ministro ottomano della Guerra, Ismail Enver.

Carriera militare

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Campagna del Nordafrica (1915-1916).

Nuri Efendi, come capitano dei mitraglieri di fanteria fu inviato in Libia su una nave greca con il maggiore Jafar al-Askari Bey e 10.000 monete d'oro. La sua missione era quella di organizzare e coordinare le operazioni delle forze dell'Organizzazione Speciale ottomana (con le forze locali contro le forze italiane e britanniche. Gli ottomani sbarcarono sulla costa tra Tobruk e Sollum il 21 febbraio 1915, recandosi in seguito da Ahmed Sharif es Senussi a Sollum. Nel 1917, nel tentativo di organizzare le forze che erano state disperse dagli inglesi, lo stato maggiore ottomano istituì il "Comando dei Gruppi Africani" (in turco Afrika Grupları Komutanlığı), il cui obiettivo principale era il controllo delle regioni costiere della Libia. Il tenente colonnello Nuri Bey fu nominato primo comandante e il suo capo di stato maggiore fu il maggiore Abdurrahman Nafiz Bey (Gürman).[1]

Lo stesso argomento in dettaglio: Campagna del Caucaso.
Lo stesso argomento in dettaglio: Esercito islamico del Caucaso.

Il fratello maggiore di Nuri Bey, Enver Pascià, comandante dell'esercito ottomano, vedendo un'opportunità nel Caucaso dopo la fuoriuscita della Russia dalla prima guerra mondiale a causa della rivoluzione, richiamò Nuri Bey dalla Libia. Fu promosso a Mirliva Fahri (ad honorem) Ferik e gli fu affidata la missione di formare e comandare su base volontaria l'Esercito islamico del Caucaso. Nuri Bey arrivò a Elizavetpol (l'attuale città di Ganja) il 25 maggio 1918 e iniziò a organizzare le sue forze.[2] L'Esercito islamico venne creato ufficialmente il 10 luglio 1918. Fu così avviata la campagna di liberazione del Caucaso e si verificarono aspri combattimenti tra l'Esercito islamico del Caucaso e la Comune bolscevica di Baku coadiuvati dagli armeni del Dashnaktsutyun. L'Esercito islamico del Caucaso guidato da Nuri Pascià prese il controllo dell'intero Azerbaigian e della capitale Baku il 15 settembre 1918. Durante questo periodo, sotto Nuri ci fu un massacro di 30.000 civili armeni nella città di Baku.[3][4]

Alla fine della guerra, Nuri fu arrestato dalle truppe britanniche e detenuto a Batumi, in attesa del processo per crimini di guerra. Nell'agosto 1919, i suoi sostenitori tennero un'imboscata alle guardie che lo scortavano e lo aiutarono a fuggire a Erzurum.[5]

Vita successiva

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1938 Killigil acquistò un impianto di estrazione del carbone in Turchia. Iniziò a organizzare la produzione di armi da fuoco, proiettili, maschere antigas e altre attrezzature belliche. Dopo un po' di tempo, annunciò la fine della fabbricazione di armi ma continuò segretamente la produzione.

Killigil stabilì contatti con Franz von Papen, l'ambasciatore nazista ad Ankara nel 1941 per ottenere il sostegno tedesco alla causa panturchista.[6] Con il suo aiuto, la Legione Turkestana fu creata dallo Schutzstaffel.[6] Durante la seconda guerra mondiale, Killigil fu in Germania nel tentativo di sviluppare forti relazioni tra la Germania nazista e la Turchia e anche per ottenere il riconoscimento dell'indipendenza dell'Azerbaigian. I tentativi tuttavia non ebbero successo.[7]

Fu ucciso il 2 marzo 1949 da un'esplosione nella sua fabbrica[8] che causò anche la morte di altre 28 persone. All'epoca fu sepolto senza un'adeguata cerimonia funebre, poiché considerata contraria alle credenze religiose per i corpi smembrati.

Nel 2016 fu svolta una funzione funebre formale, a cui hanno parteciparono il politico azero Ganire Paşayeva e rappresentanti del Comune di Istanbul.[9]

  1. ^ (TR) Hamit Pehlivanlý, Teþkilat-ý Mahsusa Kuzey Afrika'da (1914-1918), su atam.gov.tr, XVI, ATATÜRK ARAÞTIRMA MERKEZÝ DERGÝSÝ, luglio 2000. URL consultato il 3 ottobre 2023 (archiviato il 12 marzo 2012).
  2. ^ (TR) Ajun Kurter, Türk Hava Kuvvetleri Tarihi, IV, 3ª ed., Türk Hava Kuvvetleri Komutanlığı, 2009, p. 92.
  3. ^ (EN) Edward J. Erickson, Ordered to die: a history of the Ottoman army in the First World War, collana Contributions in military studies, Greenwood Press, 2001, p. 189, ISBN 978-0-313-31516-9.
  4. ^ (EN) Genocide Museum | The Armenian Genocide Museum-institute, su www.genocide-museum.am.
  5. ^ (EN) Richard G. Hovannisian, The Republic of Armenia, University of California press, 1982, pp. 136-137, ISBN 978-0-520-04186-8.
  6. ^ a b (EN) Nuri Paşa (Killigil), su turkeyswar.com (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2013).
  7. ^ (RU) Gilyazov, I., Тюркизм: становление и развитие (характеристика основных этапов): Учебное пособие для студентов-тюркологов, su window.edu.ru, Kazan State. University Press, 2002, p. 70 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2019).
  8. ^ (EN) Vahakn N. Dadrian e Taner Akçam, Judgment at Istanbul: the Armenian genocide trials, Berghahn Books, 2011, p. 187, ISBN 978-0-85745-251-1.
  9. ^ (EN) Funeral service held after 67 years for Turkish war hero Nuri Pasha, su Daily Sabah, 29 settembre 2016.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN83491093 · ISNI (EN0000 0000 5653 1223 · LCCN (ENn2009017074 · J9U (ENHE987007368405705171