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Ruth Benedict

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Ruth Benedict nel 1937

Ruth Fulton Benedict (1887 – 1948), antropologa statunitense.

Citazioni di Ruth Benedict

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  • Oggi, il compito più importante che si proponga agli studiosi di scienze sociali è quello di rendersi conto della relatività del costume: questo avrà conseguenze importantissime sia in sociologia sia in psicologia, e offrirà una base scientifica alla comprensione dei contatti fra i popoli e del mutare delle norme di comportamento. Il sofistico modo di pensare d'oggi ha fatto della relatività sociale (che pure riguarda solo la piccola area finora esplorata) una dottrina di disperazione: ha sottolineato com'essa distrugga le illusioni di valori permanenti, di condizioni ideali e di autonomia individuale, ha affermato che se l'esperienza umana deve rinunciare a queste cose il guscio di noce dell'esistenza rimane vuoto. Ma interpretare in questi termini il nostro dilemma significa essere per lo meno anacronistici. Solo un ritardo culturale ci spinge a insistere sulla necessità di riscoprire il vecchio nel nuovo, e ad affermare che non c'è altra soluzione se non quella di ritrovare la vecchia certezza e stabilità in ciò che sta ancora prendendo forma. Il riconoscimento della relatività del costume ha i suoi valori, che non debbono essere necessariamente quelli delle filosofie assolutiste. Certo, mette in crisi le opinioni tradizionali e coloro che vi sono stati educati, genera pessimismo perché getta la confusione nelle vecchie formule, ma non perché contenga qualcosa di intrinsecamente difficile. Non appena il nuovo modo di pensare sia accettato e diventi consueto, sarà un altro sicuro baluardo a protezione di una "buona" vita. Arriveremo allora a una fede sociale più realistica, accettando come motivo di speranza e nuova base di tolleranza la coesistenza di sistemi di vita egualmente validi, che il genere umano si è creato elaborando le materie prime dell'esistenza.[1]

Note

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  1. Da Patterns of Culture, Houghton Mifflin, New York, 1934; Modelli di cultura, traduzione di Elena Spagnol, Feltrinelli, Milano, 1970, pp. 275-276. Citato in Enzo Ruffaldi, Antropologia filosofica e antropologia culturale: Dewey e la scuola antropologica statunitense, unipr.it.

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