Gisela von Pöllnitz
Gisela von Pöllnitz (Pasing, 12 gennaio 1911 – Vevey, 14 settembre 1939) è stata una giornalista tedesca, comunista e combattente della resistenza contro il regime nazista. Fu un membro di spicco del gruppo antifascista di Berlino dell'Orchestra Rossa nato attorno a Harro Schulze-Boysen.[1] Soffrì di una malattia polmonare che peggiorò progressivamente dopo essere stata arrestata più volte dalla Gestapo. Durante il suo ultimo arresto, dopo 5 mesi di detenzione, si ammalò di tubercolosi[2] e non riuscì più a riprendersi.[2]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Gisela era figlia di un diplomatico e già da prima del 1933 entrò a far parte della Lega della Gioventù Comunista di Germania (in tedesco Kommunistischer Jugendverband Deutschlands, KJVD) di Amburgo.[3] Vista la sua discendenza aristocratica e le sue esperienze di viaggio, inizialmente non fu presa sul serio dai suoi compagni della Gioventù Comunista.[4]
Nel novembre del 1933 fu arrestata e interrogata dalla Gestapo perché comunista; fu pestata duramente[4] e per colpa della sua reazione fu incarcerata per due mesi nella prigione di Fuhlsbüttel.[5] Nel 1934, durante una perquisizione della Gestapo, fu trovata in possesso di un opuscolo vietato della Rote Hilfe infilato nelle sue mutande, lei riuscì a strapparlo e ingoiare i pezzi di carta:[4] passò altri due mesi in prigione e le fu ritirata la patente di guida come ulteriore sanzione.[4] La Gestapo giunse comunque velocemente alla conclusione che non fosse una fervente persona di sinistra e che le sue attività nella KJVD, e in seguito nel Partito Comunista di Germania, fossero solo un riflesso della sua voglia di avventura.[4]
A metà degli anni trenta, con l'aiuto della cugina Libertas Schulze-Boysen, trovò lavoro come dattilografa presso l'agenzia di stampa United Press[6] e, in seguito, divenne giornalista sotto la direzione di Gösta von Uexküll.[4]
Il gruppo Schulze-Boysen
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1937 entrò in contatto con lo scrittore Günther Weisenborn: entrambi parteciparono alle riunioni che di solito si tenevano nell'appartamento di Schulze-Boysen e, occasionalmente, in quello dello scultore Kurt Schumacher.[7] La ribelle e avventuriera Gisela, insieme all'antifascista Weisenborn, non si accontentarono di riunirsi in piccoli gruppi o di tacere sul regime di Hitler.[8] Nello stesso anno, Gisela ricevette da Schulze-Boysen delle informazioni sulla guerra civile spagnola: questo la spinse a preparare dei volantini che passò a Elfriede Paul e che, a sua volta, li imbucò nelle cassette delle lettere in tutta Berlino.[9]
Sempre nel 1937, Schulze-Boysen preparò un breve documento informativo su un'operazione di sabotaggio pianificata a Barcellona dalla Wehrmacht tedesca, un'azione dell'unità Sonderstab W istituita dal generale della Luftwaffe Helmuth Wilberg per supportare l'impiego della Legione Condor in Spagna.[10] L'unità dirigeva le operazioni di supporto, come il reclutamento dei volontari e l'invio di armi e munizioni, per il partito FET y de las JONS del generale Francisco Franco.[6]
Fu durante questo periodo che la fede rivoluzionaria di Schulze-Boysen si trasformò abbracciando l'ideologia comunista.[7] Lo storico Heinrich Scheel ha ricordato le parole di un commissario della Gestapo: "Durante la guerra civile spagnola, abbiamo infiltrato delle persone di fiducia nelle Brigate internazionali come spie. Schulze-Boysen conosceva i loro nomi e li trasmetteva ai Rossi. Queste persone furono poi messe al muro".
Le informazioni raccolte sulla guerra civile includevano i dettagli sui trasporti tedeschi, sullo schieramento delle unità e delle compagnie coinvolte nella difesa tedesca.[6] Il gruppo Schulze-Boysen non sapeva come consegnare le informazioni ai sovietici, ma visto che Gisela aveva in programma di visitare l'Exposition Internationale des Arts et Techniques dans la Vie Moderne, che si sarebbe tenuta a Parigi tra il 25 maggio e il 25 novembre 1937,[4] il gruppo decise di consegnare la lettera all'ambasciata sovietica di Parigi.[4] A tempo debito, portò a termine la sua missione e depositò la lettera nella cassetta della posta dell'ambasciata sovietica al Bois de Boulogne.[4] Sfortunatamente per lei, l'edificio era sorvegliato dalla Gestapo e, dopo aver imbucato la lettera, fu arrestata.[6]
Temendo di essere stati scoperti e quindi arrestati, i membri decisero di sciogliere temporaneamente il gruppo.[11] L'appartamento degli Schulze-Boysen fu perquisito e, sebbene la Gestapo avesse chiesto il licenziamento di Harro Schulze-Boysen, ricevette solo un rimprovero ufficiale dal Ministero dell'Aviazione del Reich, il Reichsluftfahrtministerium.[12]
Il 5 luglio 1938, Gisela fu rilasciata dalla Gestapo dopo cinque mesi di prigionia.[4] Una volta liberata, il gruppo scoprì il suo stato di salute precario e che, nonostante le torture, non aveva rivelato il motivo del suo viaggio a Parigi.[4] Complici i suoi problemi polmonari, in prigione fu contagiata dalla tubercolosi polmonare.[4] Il 15 giugno 1939, ormai gravemente malata, fu portata in un sanatorio in Svizzera su consiglio del suo medico Elfriede Paul. Morì lì poche settimane dopo.[13]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Léopold Trepper, Die Wahrheit: Autobiographie des "Grand Chef" der Roten Kapelle, Ahriman-Verlag GmbH, 1995, p. 328, ISBN 978-3-89484-554-4. URL consultato il 31 ottobre 2019.
- ^ a b Ohler, Mohr, Yarbrough, p. 84
- ^ Wolfgang Benz e Walter H. Pehle, Encyclopedia of German Resistance to the Nazi Movement, Continuum, 1997, p. 308, ISBN 978-0-8264-0945-4. URL consultato il 29 settembre 2020.
- ^ a b c d e f g h i j k l Ohler, p. 157
- ^ (DE) Harro Schulze-Boysen e Hans Coppi, Dieser Tod passt zu mir: Harro Schulze-Boysen - Grenzgänger im Widerstand; Briefe 1915 bis 1942, a cura di Geertje Andresen, 1ª ed., Berlino, Aufbau Taschenbuch Verlag, 2002, ISBN 9783746680934, OCLC 76430193.
- ^ a b c d Shareen Blair Brysac, Resisting Hitler: Mildred Harnack and the Red Orchestra, Oxford University Press, 2000, p. 237, ISBN 978-0-19-992388-5. URL consultato il 26 dicembre 2018.
- ^ a b (DE) Heinz Höhne, ptx ruft moskau, in Der Spiegel, Fortsetzung, Spiegel-Verlag, 17 giugno 1968. URL consultato il 16 novembre 2019.
- ^ Heinz Höhne, Codeword: Direktor: the story of the Red Orchestra, Secker and Warburg, 1º novembre 1971, p. 111, ISBN 9780436200670. URL consultato il 16 novembre 2019.
- ^ Michael Mueller, Nazi Spymaster: The Life and Death of Admiral Wilhelm Canaris, Skyhorse, 13 giugno 2017, pp. 3–, ISBN 978-1-5107-1777-0. URL consultato l'8 novembre 2019.
- ^ John Gooch, Airpower: Theory and Practice, Routledge, 5 novembre 2013, p. 73, ISBN 978-1-135-20846-2. URL consultato il 19 dicembre 2020.
- ^ Heinz Höhne, Codeword: Direktor: the story of the Red Orchestra, Secker and Warburg, 1971, p. 112, ISBN 9780436200670. URL consultato il 25 maggio 2019.
- ^ Michael Mueller, Canaris: The Life and Death of Hitler's Spymaster, Frontline Books, 2017, p. 108, ISBN 978-1-4738-9467-9. URL consultato il 16 novembre 2019.
- ^ (DE) Hans Teubner e Institut für Marxismus-Leninismus beim ZK der SED, Exilland Schweiz: Dokumentarischer Bericht über den Kampf emigrierter deutscher Kommunisten 1933-1945, Berlin, Dietz, 1975, OCLC 80137028.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Elfriede Paul e Wera Küchenmeister, Ein Sprechzimmer der Roten Kapelle, 3ª ed., Berlin, Militärverlag der Deutschen Demokratischen Republik, 1987, ISBN 9783327004210.
- Hans Coppi, Harro Schulze-Boysen - Wege in den Widerstand eine biographische Studie, Technische Universität Berlin, Koblenz Fölbach, 1995, ISBN 9783923532285, OCLC 1068161156.
- (DE) Heinrich Scheel, Vor den Schranken des Reichskriegsgerichts: mein Weg in den Widerstand, Berlin, Ed. q, 1993, ISBN 9783861241478, OCLC 246617412.
- Silke Kettelhake, Erzähl allen, allen von mir Das schöne kurze Leben der Libertas Schulze-Boysen 1913-1942, Munich, Droemer, 2008, ISBN 978-3426274378, OCLC 770669492.
- (DE) Gert Rosiejka, Die Rote Kapelle: "Landesverrat" als antifaschist. Widerstand, vol. 33, Hamburg, Ergebnisse, 1986, ISBN 9783925622168, OCLC 74741321.
- (DE) Norman Ohler, Harro und Libertas: Eine Geschichte von Liebe und Widerstand, Kiepenheuer & Witsch eBook, 2019, ISBN 978-3-462-31948-4. URL consultato il 2 novembre 2019.
- Norman Ohler, Tim Mohr e Marshall Yarbrough, The Bohemians: the lovers who led Germany's resistance against the Nazis, Boston, Houghton Mifflin Harcourt, 2020, ISBN 9781328566232.