Vai al contenuto

Riccardo Bombig

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Riccardo Bombig
NascitaPola, 28 novembre 1913
MorteScutari, 8 aprile 1939
Cause della mortecaduto in combattimento
Luogo di sepolturaPola
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
CorpoArma di Fanteria
SpecialitàBersaglieri
Reparto8º Reggimento Bersaglieri
Anni di servizio1933 - 1939
GradoTenente in s.p.e.
Campagneoccupazione dell'Albania
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Modena
voci di militari presenti su Wikipedia

Riccardo Bombig (Pola, 28 novembre 1913Scutari, 8 aprile 1939) è stato un militare italiano. Tenente in s.p.e. dell'Arma di Fanteria del Regio Esercito, corpo dei bersaglieri, combatte durante l'occupazione dell'Albania, venendo decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Nacque a Pola nel 1913, figlio di Rodolfo e di Caterina Zar, conseguì il diploma di ragioniere e nel 1933 entrò nella Regia Accademia Militare di Modena da cui uscì con il brevetto di sottotenente di fanteria.

Fu assegnato all'8º Reggimento bersaglieri e promosso tenente cinque anni dopo, alla vigilia della partenza per l'occupazione dell'Albania in seno al Corpo di spedizione al comando del generale Alfredo Guzzoni.

La tomba di Riccardo Bombig nel cimitero di Monte Ghiro a Pola.

Sbarcato a San Giovanni di Medua[1] col 3º battaglione complementi dell'8º Reggimento, venendo di lì a breve coinvolto con la sua compagnia in scontri a fuoco.

Per tentare il passaggio del Ponte della Brinassa, minato e difeso da mitragliatrici, si lanciò con alcuni volontari oltre il manufatto, ma colpito a morte, si spense poco dopo.[2] Per onorarne la memoria gli fu concessa la Medaglia d'oro al valor militare, massima decorazione italiana. Una via di Roma porta il suo nome.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di compagnia avanzata, già distintosi nella precedente operazione di sbarco, con eccezionale calma e sereno sprezzo del pericolo, manteneva saldi al loro posto i suoi bersaglieri battuti da violento fuoco. Per tentare al più presto il passaggio di un ponte, minato ed in parte interrotto, vi si lanciava arditamente, alla testa di pochi animosi. Nell’eroico tentativo veniva colpito a morte da una raffica di mitragliatrice: mirabile esempio di alto sentimento del dovere e di valore personale.»
— Ponte sulla Brinassa - Scutari, 8 aprile 1939[3]
— Regio Decreto 22 settembre 1939[4]
  1. ^ Conti 2008, p. 148.
  2. ^ Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito, Le truppe italiane in Albania (1914-1920 e 1939), relazioni del generale Guzzoni al Capo del Governo, al generale Pariani e al Ministero della Guerra, Foglio n.79 dell'8 aprile 1939, Foglio n. 265 del 12 aprile 1939, Foglio n. 1000 del 15 maggio 1939.
  3. ^ http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=12867
  4. ^ Registrato alla Corte dei Conti lì 21 ottobre 1939-XVII, guerra registro n.38, foglio n.324.
  • Alberto Becherelli, Andrea Carteny, Fabrizio Giardini, L’Albania indipendente e le relazioni italo-albanesi (1912-2012), Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2013, ISBN 88-6812-135-2.
  • Davide Conti, L'occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della «brava gente» (1940-1943), Roma, Odradek, 2008.
  • Davide Rodogno, Il nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell'Italia fascista in Europa (1940-1943), Torino, Bollati Boringhieri, 2003, ISBN 978-88-339-1432-9.